UN CALEIDOSCOPIO DI POSSIBILITA'

UN CALEIDOSCOPIO DI POSSIBILITA'

di Irene e Ilaria Montanari



Caleidos accoglie, Caleidos è quella mano che si tende verso persone che non hanno più un posto dove andare, che non hanno più una casa né un rifugio, che navigano tra l'angoscia e la desolazione, Caleidos è quel faro che ogni giorno illumina centinaia e centinaia di migranti che fino a quel momento non hanno potuto fare altro che scappare e sperare di riuscirci, sperare di sopravvivere.

Alessandro Farina fa parte proprio dell'area immigrazione della cooperativa Caleidos e ci ha raccontato un po' del suo lavoro il 14 marzo quando ha incontrato tutta la redazione. 

Ma noi conoscevamo già Caleidos, avevamo toccato con mano fin da piccole il lavoro meraviglioso che fa e che il nostro amico Mamadou ci aveva raccontato.

" E' proprio qui a Modena, tra queste strade, che è iniziata la mia nuova vita". Sono state queste le parole che ha pronunciato. Mamadou è un ragazzo emigrato dal suo villaggio della Guinea a poco più di vent'anni, che ha seguito il suo percorso di integrazione  proprio con Caleidos. 

Questo rappresenta uno dei tanti successi dell'associazione, che da anni si occupa di accogliere e dare nuove possibilità a persone di ogni età che scappano da grandi paesi colpiti dalla guerra come l'Africa o il Brasile. Questa associazione è nata infatti con l'intento di riaccendere una speranza persa in vite segnate da traumi e ingiustizie. Non tratta quindi soltanto le cose pratiche legate alla vita in un altro paese, ma anche di tutto l'aspetto psicologico che sta dietro a queste vite, includendo malattie, o patologie dovute a dipendenze. Mamadou è la rappresentazione in carne e ossa di quello per cui i volontari di Caleidos investono tutto il loro lavoro. Ma c'è voluto un grandissimo impegno da parte dei volontari, ai quali Mamadou è infinitamente grato, per fargli superare tutti i ricordi che si era lasciato alle spalle durante il suo viaggio per arrivare in Italia. 

La fuga dal villaggio dove non poteva rimanere, rischiava la vita per motivi di cui fatica a parlare, il cammino attraversa un pezzo desertico d'Africa fino alla Libia. Arrivato in Libia sperando finalmente di poter prendere il barcone che lo avrebbe portato in Italia viene rinchiuso in un carcere, finanziato dall'Europa, dove i migranti venivano trattati in condizioni disumane. Finalmente uscito, ha lavorato gratis per un anno a servizio di un ricco inglese che gli ha poi pagato la tratta in gommone. L'arrivo a Lampedusa e lo smistamento verso Modena ha chiuso la sua odissea.

I cooperanti di Caleidos lo hanno curato (vaccinazioni ecc), lo hanno fatto studiare, gli hanno cercato una sistemazione, un primo lavoro e una persona italiana volontaria che gli desse un appoggio in tante piccole cose e nell'insegnargli meglio la lingua. 

Lui ha fatto il resto, con la sua forza e la determinazione di chi non ha altre possibilità. Ora Mamadou ha una casa in affitto, un lavoro a tempo indeterminato e per la prima volta dopo otto anni è tornato a trovare la sua famiglia con tanti regali e un aiuto concreto.

Certo non tutte le storie finiscono così bene, ma sapere di avere cambiato veramente la vita e avere dato una possibilità a persone che non hanno colpe se non quella di essere nate nel lato sbagliato di mondo, deve essere veramente una grande soddisfazione, di quelle che ti fanno superare stanchezza, difficoltà e frustrazione. Chi di noi può dire di essere riuscito a migliorare la vita di qualcuno e di avere fatto la differenza? Alessandro sì, e noi lo stimiamo e invidiamo molto. 







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