Anime In scena
di Doriana Mottola
Una fuga dalla realtà, un viaggio verso la salvezza, una speranza in un mondo di crudeltà e esclusione, in cui la sofferenza è all'ordine del giorno.
Sul palcoscenico si accendono le luci, ma dentro di noi si accende qualcosa di più: la possibilità di essere, scoprire, sentire.
Il teatro nasce dal bisogno umano di esprimere emozioni, di raccontare storie, di trasformare la realtà attraverso la voce, il corpo e il silenzio.
Dietro una maschera teatrale non si nasconde una persona: si rivela un'emozione. Il teatro è uno specchio che riflette chi siamo e chi potremmo essere.
Il teatro ci aiuta nel viaggio interiore che corona le nostre giornate, ci fa provare emozioni e sensazioni che fanno nascere in noi curiosità e consapevolezze, ci coinvolge ed è anche un modo per socializzare, collaborando e aiutandosi l'un l'altro, colmando vuoti, differenze e difficoltà tutti insieme, come una vera squadra.
Il teatro infatti richiede collaborazione. Sul palco, nessuno è da solo. Ogni attore ha bisogno dell'altro, del regista, dei tecnici, di chi lavora dietro le quinte, che, anche se non visibili, contribuiscono a rendere possibile la magia del teatro. È un insegnamento prezioso, soprattutto per i giovani: imparare a rispettare i ruoli, a fidarsi, a costruire qualcosa insieme, fondamentale nella scuola e nella vita. È una palestra per le emozioni, un'occasione per crescere, migliorare e condividere. In un'epoca in cui comunicare davvero sembra sempre più difficile, il teatro ci offre uno spazio autentico per raccontare, ascoltare e sentirci parte di una comunità.
Quando si mette piede in un teatro, ci si ritrova in un ambiente accogliente, insolitamente famigliare, ed è quando inizia lo spettacolo che ci si stacca completamente dal mondo esterno, e ci si fa trasportare da quella realtà, che ci fa accapponare la pelle, ripensare a noi stessi e al nostro passato, brillare gli occhi dalla meraviglia o renderli lucidi per l'emozione, come se la storia raccontata sul palco facesse parte della nostra vita.
Nel teatro inoltre si crea un vero e proprio rapporto con il pubblico, che esce dalla sala con un sorriso a trentadue denti, il cuore che batte forte con la consapevolezza di aver appena vissuto qualcosa di molto speciale, da cui trarre il più possibile.
Come un ipnotizzatore, il teatro diventa fin dalla prima volta qualcosa da cui si è così attratti e incuriositi da non riuscire più a farne a meno. Ha obiettivi, temi e messaggi, ed è incentrato su far ragionare il pubblico su argomenti e tematiche attuali, stimola il suo pensiero, condanna o premia aspetti del mondo o della nostra società, ci intrattiene e incuriosisce, tutto questo in un modo piacevole, insolito, originale, aiutandoci ad affrontare indirettamente la nostra realtà.
Recitare richiede attenzione, concentrazione e ascolto. Bisogna capire come si sta, come ci si muove, che tono usare. Questo processo porta chi pratica teatro a guardarsi dentro e a migliorare la propria consapevolezza. Inoltre, mettersi nei panni di un personaggio insegna a guardare il mondo da un altro punto di vista, sviluppando empatia. Il teatro è soprattutto un incontro: tra attori e spettatori, tra finzione e realtà, tra il dentro e il fuori di ciascuno di noi.
Ed è proprio quello che ha fatto Chiara Pelliccioni, attrice ed esperta di progetti di teatro nelle scuole da parecchi anni, che ha svolto nella scuola Lanfranco di Modena un laboratorio, avente come obiettivo uno spettacolo teatrale finale. Con la sua esperienza, Chiara è riuscita a far entrare i ragazzi della 2B nel mondo del teatro, e, nonostante le difficoltà che a volte facevano sembrare l'impresa impossibile, è riuscita a coinvolgerli in quell' extra-quotidiano che gli ha aiutati a collaborare, crescere insieme eliminando i confini delle differenze, e scoprendo quanto la fatica, se fatta con il giusto impegno, viene ben ripagata.
Lo spettacolo, incentrato sullo scoprire se stessi, le proprie origini e le proprie radici, il mondo che ci circonda e il mondo che viviamo ogni giorno, reso tale solo grazie al rispetto e alla collaborazione, è stato messo in atto dopo la lettura estiva dei ragazzi del libro "Io vengo da. Corale di voci straniere." di Daniele Aristarco, di cui i ragazzi hanno creato un copione mettendo in scena alcune storie del libro, esplorando le tematiche e gli ambienti in cui sono cresciuti ragazzi della loro età, a cui sono stati negati diritti e libertà, a causa di un Paese di origine che si è rivelato la loro salvezza o la loro condanna.
La prima dello spettacolo si è svolta il 19 dicembre, nell'aula magna della Scuola Lanfranco. I ragazzi sono usciti avvolti da emozioni e sentimenti che, quella sera, li hanno uniti e emozionati più di tutti. Fino alla notizia della replica, il 20 gennaio, che ha regalato ai ragazzi un'ulteriore esperienza indimenticabile e che ha fatto loro apprezzare il teatro in tutta la sua bellezza, percependolo come una via d'uscita da quel quotidiano che troppe volte ci opprime.
Dopotutto, anche la nostra vita è un po' come un teatro: ogni giorno saliamo sul palcoscenico del mondo, recitando ruoli, indossando maschere, cercando applausi, o semplicemente comprensione. Proprio come a teatro, nella vita ci sono atti, pause, cambi di scena. Ogni incontro è un dialogo, ogni emozione una battuta che lascia il segno.
Il sipario si chiude, ma dentro resta aperta una porta: quella verso la conoscenza di sé e degli altri. Il teatro finisce quando le luci si spengono, ma ciò che lascia in chi lo vive continua a brillare, il ricordo di un pezzo di noi che ha imparato a vivere meglio.
Locandina dello spettacolo esposta all'entrata della Scuola Lanfranco, realizzata dai ragazzi, caratterizzata da un albero, che rappresenta le radici della nostra vita e delle nostre origini, e disegni che rappresentano le storie messe in scena.
I ragazzi della 2B al termine dello spettacolo
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