LA PAROLA A CHARLOTTE

di Irene Montanari

Come rinunciare a uno spettacolo simile. 

Le luci spente, i cuori palpitanti, quell'emozione sospesa in quella breve attesa troppo forte per un tempo così infimo. 

Ecco si accende una candela e una luce fievole illumina il volto di Charlotte. 

"Charlotte", è proprio il titolo dello spettacolo tratto dal libro scritto dall'autore Francesco Zarzana in onore di una persona troppo importante per essere acclamata così poco in questo ingiusto futuro, Charlotte Corday, colei che ha ucciso Jean Paul Marat liberando la Francia dalla trappola in cui era chiusa nelle mani del sanguinario "amico del popolo". Charlotte Corday ha dato la sua vita per la vita del suo paese, come può un gesto così essere trascurato? Queste riflessioni hanno a lungo occupato la mente di Francesco Zarzana dandogli la possibilità di comporre un tale romanzo. Lo spettacolo che si è tenuto il 2 maggio presso il Teatro Storchi ha infatti dato l'occasione a tante persone di rendersi conto di cosa vuole dire un gesto di questo genere compiuto da una semplice ragazza che conduceva una normale vita, ma che non poteva pensare che il suo paese avrebbe dovuto continuare a vivere in quell'atmosfera di continuo terrore. La rivoluzione francese, nata con l'obiettivo di libertà, uguaglianza e fratellanza, si era trasformata in un vero e proprio massacro, in cui ogni giorno venivano sottratte alla Francia vite innocenti di cui a volte soltanto si dubitava la discordia con "l'amico del popolo".

L'attrice, Carmen di Marzo, sulle musiche di A. Panattieri, è stata sensazionale, ha recitato un monologo riuscendo a riportare in ogni suo movimento e parola la rabbia, la determinazione, la sfrontata sicurezza e l'ossessione di Charlotte, trascinando completamente tutto il teatro dentro a quella violenta storia che come un'aspirapolvere di sensazioni e realtà ci ha fatto tornare indietro nel tempo a quell'esatto istante. Ricordo come se lo stessi guardando proprio ora il momento dello spettacolo in cui Charlotte è andata a parlare con Marat, che non era neanche reale e presente come attore, ma è stato come se  l'avessi avuto di fronte, in quel momento ero in uno stato di massima tensione, sentivo la grinta e la rabbia salire dentro Charlotte quando si è trovata a faccia a faccia con lui, quel momento che a lungo tempo aveva aspettato e progettato era arrivato. Un silenzio di preoccupazione si è diffuso nel teatro, finchè la mano dell'attrice non ha inferto un  colpo secco sul petto dell'immaginario Marat. Mi sono vista fiumi di sangue davanti agli occhi e il corpo ferito di Marat diventare bianco, rigido, e infine i suoi occhi chiudersi per sempre. Il teatro era immobile, tutti catturati da quella realissima scena come una comune perdita di coscienza. Un'altra scena che mi è rimasta impressa nella mente è stata la condanna a morte di Charlotte che si è rifiutata di farsi passare per folle, una luce rossa le illuminava il viso e poi ... buio! Si sono chiusi i tendoni, un attimo di gelo, fino a sciogliersi in un applauso fragoroso, ma neanche mille applausi sarebbero bastati per una così grande donna.







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